Sguardi dalla stiva
Occupazione minorile.
In Italia oltre 180 mila bambini sono costretti a lavorare in condizioni di sfruttamento
180mila bambini tra i 7 ed i 15 anni lavorano e in più in condizioni di sfruttamento. Una consistente percentuale di questi è impiegata nel lavoro in nero. Almeno il 40% di questi casi riguardano un lavoro nero conclamato, nei settori del terziario, del commercio al dettaglio, ma anche nell’artigianato specializzato. I dati riguardano il nord est, il centro e il sud, anche se nella fascia di apprendistato, tra i 13 e i 15 anni, la Calabria e la Sicilia mostrano punte del 70-80% di lavoro nero. Il fenomeno, rispetto al passato rilevamento Eurispes del 2004, sottolinea un forte aumento del problema. Allora infatti la cifra era stimata intorno ai 144 mila baby lavoratori.
Uno dei nodi principali portati alla luce da questi dati è, di conseguenza, quello della carenza di organico negli Ispettorati del Lavoro. La Commissione parlamentare di inchiesta sugli infortuni sul lavoro ha istituito anche un gruppo di lavoro in Parlamento che si occupa di monitorare le condizioni di sfruttamento sul lavoro minorile. Soprattutto nel sud Italia il fenomeno è così diffuso da far pensare che, da eccezione, stia diventando norma. Rincara la dose un’indagine promossa dall’Ires-Cgil, in collaborazione con l’Osservatorio sul lavoro minorile. A parlare è Guglielmo Epifani: “I numeri dell’Italia non sono degni di un paese sviluppato. 1170% dei giovani collabora a un’attività familiare, oltre il 20,9% gravita nel circuito dei parenti o degli amici di famiglia, mentre il 9,1% lavora presso terzi”.
Il problema relativo a molti casi, come evidenziato, è che avvengono proprio nel nucleo familiare, dove diventa labile e difficoltoso l’effettivo rilevamento del fenomeno (spesso c’è una ambigua distinzione tra i cosiddetti “lavoretti” ed i lavori effettivi). L’associazione ONLUS ‘Save the Children’, che da tempo si occupa della denuncia di sfruttamento nel lavoro minorile, punta il dito su una carenza sia giuridica che istituzionale. La normativa dell’ordinamento giuridico presenta numerose lacune, ad esempio non c’è aderenza tra l’età lavorativa e l’età di compimento dell’obbligo scolastico. Il sistema sanzionatorio risulta inadeguato e spesso poco efficace. Il risultato, secondo l’associazione è che “questa disciplina non riesce a far fronte alle peggiori degenerazioni ed abusi di questo fenomeno. Esistono, infatti, forme diverse di sfruttamento del lavoro minorile, incluse quelle consumate all’interno del nucleo familiare, che colpiscono i bambini italiani e in particolare i bambini stranieri”.
Emanuele Martorelli
(da AprileOnLine.Info n. 229 del 22/09/2006)